Hail to the Myth
Onore a John Lennon, che ha avuto il merito di regalarci la migliore canzone di Natale al mondo. And so this is Christmas…na na na na na
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Da noi i pastori, civili e religiosi, non guidano il gregge. Lo seguono.
Il buon Sergio ha avuto anche lui i suoi cinque minuti, che sviscera con la passione dei tempi che furono sul Corriere. Un grande. Adesso però non staccarti troppo dal tuo conte di Saint German che altrimenti mi preoccupi.
La cocca è stata silurata
Al di là del penoso column in cui si produce il Washington Post, sembra che finalmente la cocca dell’establishment lì del palazzo di vetro e degli onu-entusiasti di questo mondo sia stata buttata fuori dalla porta. Il report di 22 pagine della (quelle non mancano mai) commissione d’inchiesta ha definito quello che già si sapeva: la Perelli, già un po’ nonnista di suo, lasciava ampio margine di divertimento ai suoi sottomessi sulla pelle dei malcapitati di turno, e lei stessa non si tirava indietro nel partecipare a talune azioni.
Nonostante poi quanto dica orgogliosamente la Divisione di Aiuto Elettorale (o come diavolo si può tradurre), le elezioni in Iraq a partire da quelle del 31 Gennaio non sono affatto un successo ONU, che ha tentato di rovinarle in tutti i modi (e c’è riuscito), ad esempio optanto per un sistema di voto proporzionale (che gli alleati aborrivano), che sappiamo bene che conseguenze abbia portato. Infine il Washington Post riporta un aneddoto, ma lo riporta male. Mancavano pochi giorni alle elezioni del 31/01 e la Perelli riceve una telefonata dalla sua segretaria: "Signora, i marines americani sono superentusiasti di informare la popolazione sulle elezioni e stanno distribuendo volantini in tutte le case". Risposta: "Come? Ha fatto bene ad avvertirmi.. Avevo detto che non si intromettessero, adesso mi sentiranno".
Gente con scarso senso dello humor
Qui si è inferiori e ci si può permettere di ridere.
Nel momento stesso in cui stasera dirò: "Ha avuto un problema", quel problema, come Edipo, sarò io.
E lo Spiegel è di sinistra
“Die spannendste Zeitung Italiens”, il più eccitante giornale italiano. Questo il Foglio secondo l’antico e importante settimanale tedesco Der Spiegel. “Il Foglio è il giornale del lusso giornalistico e delle mode intellettuali. Una mescolanza stimolante delle ‘taz’, delle ‘Faz’- Feuilleton e dell’Osservatore Romano. Vi si possono leggere due pagine fitte sul genio calcistico dell’attaccante Roberto Mancini accanto alla istruzione ‘Dominus Jesus’ della Congregazione per la dottrina della fede. Ha una pagina sulle carceri e la migliore cronaca nera del paese”.
Alexander Smoltczyk
(Der Spiegel, 28 novembre 2005)
"Di quanti udii parole, mai nessuno riuscì a comprendere che il sapere in disparte da tutto si tiene."
Il frammento odierno di antica sapienza eraclitea.
Mi sorprende che D’Annunzio sia riuscito a scrivere una cosa del genere, mi ha sempre sorpreso. Letta in una qualche sorta di metrica dev’essere stupenda da ascoltare. Una della poche liriche italiane che sempre mi stupisce.
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
[…]
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.
Nulla Salus Extra Ecclesiam
Lettera sull’assemblearismo studentesco ai miei carissimi entusiasti: "Cari compagni,
Io personalmente all’ultima assemblea (la prima di quest’anno ndr) c’ero e, salvo pausa ristoratrice, ci sono rimasto a lungo. Ma a lungo sono rimasto anche a guardare il lento scorrere del tempo autogestito sul quadrante dell’orologio. Cosa volete, nel mio basso relativismo un candidato vale l’altro, una lista vale l’altra (tanto nessuno fa mai niente), e mi basta essere sicuro di non votare per quello che parla terribilmente politically correct (ma così politically correct che per poco non rimettevo sul posto). Così ho passato il mio tempo ingegnandomi in attività ricreative, per quanto era possibile. E confesso di aver odiato ognuno che, al microfono, sviscerava le sue perplessità sui vari programmi (come se poi realmente cambiasse qualcosa).
Bisogna dire che rispetto alle puntate precedenti c’era una qualche di novità nell’aria, si percepiva un salto di qualità: il servizio d’ordine! Che bellissimo strumento! Nonostante sia quanto di meno auspicabile in una società come la nostra, mi trovo a sostenere questa specie di polizia di partito. Devo essere grato a loro se chi voleva starsene davvero in sacrosanta pace non è stato disturbato dal via vai di gente per i corridoi. Sono stato addirittura un po’ invidioso di questi signori: loro, a differenza mia, avevano qualcosa di attivo da fare, e magari grazie a quest’immunità temporanea hanno anche potuto prendere in giro chi aveva qualcosa da obiettare parlando con voce impostata e usando frasi fatte del tipo “signora-ci-lasci-lavorare” o “io-eseguo-gli-ordini”.
Però, forse questi accalappiacani non si rendono conto che, loro stessi, nel loro costituirsi, suonano la campana a morto per l’assemblearismo studentesco: se, nonostante loro, nonostante il checkpoint all’uscita della palestra, si dice che i presenti (fisicamente) non erano nella percentuale auspicabile, allora non possiamo che decretare il fallimento di questo modello. Che d’altronde è anacronistico: un pezzo di XX secolo che per caso si viene a trovare nel XXI; e come la grande maggioranza dei modelli del secolo scorso, presenta lo schema della guerra fredda: per il proprio funzionamento necessita di un nemico. Per cui è concepito per elaborare sempre qualcosa di oppositivo, mai di propositivo o di autonomo. E venuto meno il nemico, casca il palco e si svuotano le palestre.
Ora questo che dico è bellissimo, me ne compiaccio io medesimo, peccato abbia un trascurabile difetto: non è vero. Non è vero perché la lotta contro il vuoto pneumatico delle palestre d’istituto è da sempre. Non è vero perché non c’è mai stata nessuna età dell’oro: finita l’eccitazione iniziale post sessant’otto, la situazione è rimasta stabile e le palestre vuote, così come le vediamo oggi. Nessuna corruzione dei costumi, nessun decadimento della società; solo forse trent’anni fa nessuno ci faceva caso, oggi si.
Allora, i tentativi di rilanciare la baracca sono pietosi e inutili, varrebbe la pena di rendersi conto che il sistema, così com’è fatto, non ha nessuna possibilità di portare a un risultato di qualsiasi tipo. E’ da riformare, e per fare questo non basterà un rappresentante d’istituto seppure geniale (ammesso sempre che sia un posto ambito dalle persone più capaci), che al massimo potrà dare un’apparenza di lucidità alla ferraglia (e d’altronde cos’altro potrebbe fare, dire “le-assemblee-sono-fallite-andiamo-tutti-a-casa”?).
Ben venga chi richiama (voce di uno che grida nel deserto!) ad un maggiore interesse, coinvolgimento, ad almeno un po’ di passione e orgoglio insomma. Indubbiamente fa bene, e chissà che a forza di martellare qualcosa non si ottenga, ma non illudiamoci troppo: forse si potrà solo far passare uno di quelli che disertano le assemblee tra quelli che, parlando al microfono, le palestre le fanno svuotare.
Allora c’è sempre la seconda della due vie: accettiamo che le cose stanno così e non roviniamoci oltremodo il fegato se a nessuno frega qualcosa di quello che sta parlando al microfono. In fondo, ho diciassette anni io, posso permettermi di non prendere le cose seriamente, di non prendere la baracca in cui sono seriamente. Ci sarà di sicuro un tempo per prendere le cose sul serio e un tempo per occuparsi di cose serie, certo, ma ora non è il mio. Ancora non è tempo di turbare l’universo anche da parte mia. Poi, le ore di scuola si perdono comunque, palestre piene o vuote. E allora, qual è il problema?
Lo so, è una risposta quantomai relativista e per questo mi sto odiando."
Ho comprato oggi questo libro, nell’edizione italiana appena tradotta. E’ ben fatto, ha parecchi dati anche… ad esempio sto leggendo adesso tutte le varie etichette con cui è stato distribuito il singolo di Heart Shaped Box, poi prende le canzoni e ne parla una ad una, alla fine del libro ha anche delle brevi presentazioni di coloro che hanno collaborato con la band e persino degli studi di registrazione. E ci sono pure delle foto a colori piuttosto rare, che non guastano.
Ha il difetto però di essere stato scritto prima dell’uscita di With the Light Out, e quindi è senza tutte quelle bellissime indicazioni che c’erano nel libretto. Comunque vale i 15 euro spesi, contando anche che ha la copertina rigida.