L’icona consumistica di Che Guevara è ormai ben affermata, non tra i comunisti duri e puri alla Bertinotti, ma tra i compagni gruppettari o gli attempati radical-chic. Non come Mario Alicata, un tempo vestale della politica culturale a Botteghe Oscure, che di ritorno da un viaggio all’Avana, commentò con gli incuriositi compagni italiani: “Non so cosa avessero in testa, forse di convincermi ad andare a fare la guerriglia sull’Appennino abruzzese”.

Io non devo parlare di scienza
Farei scrivere trecento volte alla lavagna questa frase a Giovanni Sartori. Leggete che papocchio che ha scritto oggi. E queste cose sono sulla prima pagina del Corriere, che dovrebbe essere il più autorevole quotidiano italiano. Critica Bush perchè non accetta il protocollo di Kyoto, non sapendo che è di gran lunga la Cina il più grande "produttore" mondiale e che questo benedetto protocollo è quanto di più superato esista sulla faccia della Terra. Dice che la comunità scientifica "è sempre più convinta e concorde nel denunziare la gravità della situazione". Punto primo, come se la cosiddetta comunità scientifica fosse ancora qualcosa di credibile e non fosse invasa da indivudui palesemente politicizzati che non cercano altro che occasioni per mettersi in vetrina (tipo Cofferati, facendo un paragone). Punto secondo, questa cosa è assolutamente falsa, il numero di scienziati scettici (non lietopensanti, caro Sartori), è in aumento da molto tempo, nonostante la difficoltà evidente a esprimere questo tipo di pensiero. E le valanghe di dati, per il momento, le ha date solo Lomborg, mentre la "comunità scientifica" continua semmai a dare valanghe di previsioni, che si rivelano ogni volta sballate. Cieco sviluppismo? Come no, Bush non vede l’ora che la Cina diventi la prima potenza economica, ovviamente. E, attenzione, la stampa tace su questi problemi, e per fortuna che il paladino Sartori, sprezzante del pericolo, ci mette tutti in guardia. Ma non ci da mica una soluzione, cribbio lui c’ha messo in guardia, è già tanto.
E’ triste ma è questa la scienza che va di moda oggi, quella che ti insegnano (anche a me) a scuola. Dei pregiudizi, dei luoghi comuni e delle bufale colossali (tipo la pianta in camera da letto), coi libri fermi agli anni ’80 come studi.

Noia. Non è bella questa vacanza, non so cosa fare e non ho neanche il tempo di fare quello che dovrei; poi c’è troppo casino qua, in generale sto troppo scomodo. Non vedo l’ora di tornare a casuccia.
Sapevate la storia di De Andrè e dell’Antologia di Spoon River? Beh è interessante.

Un malato di cuore

Cominciai a sognare anch’io insieme a loro
poi l’anima d’improvviso prese il volo.

Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
al ritmo balordo del tuo cuore malato
e ti viene la voglia di uscire e provare
che cosa ti manca per correre al prato,
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare
come diavolo fanno a riprendere fiato.

Da uomo avvertire il tempo sprecato
a farti narrare la vita dagli occhi
e mai poter bere alla coppa d’un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti,
e mai poter bere alla coppa d’un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti.

Eppure un sorriso io l’ho regalato
e ancora ritorna in ogni sua estate
quando io la guidai o fui forse guidato
a contarle i capelli con le mani sudate.

Non credo che chiesi promesse al suo sguardo,
non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce,
quando il cuore stordì e ora no non ricordo,
se fu troppo sgomento o troppo felice.

E il cuore impazzì e ora no non ricordo
da quale orizzonte sfumasse la luce.

E fra lo spettacolo dolce dell’erba
fra lunghe carezze finite sul volto,
quelle sue cosce color madreperla
rimasero forse un fiore non colto.

Ma che la baciai questo sì lo ricordo
col cuore ormai sulle labbra,
ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo,
e il mio cuore le restò sulle labbra.

E l’anima d’improvviso prese il volo
ma non mi sento di sognare con loro
no non mi riesce di sognare con loro.

Dormono, dormono sulla collina. Goodnight.

Che caldo che fa qui in quel di Tarquinia Lido… quanto preferivo stare in montagna. Poi il riflesso che c’è qui in veranda mi fa quasi perdere la vista.

Blue Oyster Cult – Don’t Fear The Reaper

All our times have come,
Here but now they’re gone.
Seasons don’t fear the reaper,
Nor do the wind, the sun or the rain…
We can be like they are.
Come on, baby… don’t fear the reaper.
Baby, take my hand… don’t fear the reaper.
We’ll be able to fly… don’t fear the reaper.
Baby, I’m your man…

Valentine is done,
Here but now they’re gone.
Romeo and Juliet
Are together in eternity… Romeo and Juliet.
40,000 men and women everyday… Like Romeo and Juliet.
40,000 men and women everyday… Redefine happiness.
Another 40,000 coming everyday… We can be like they are.

Come on, baby… don’t fear the reaper.
Baby, take my hand… don’t fear the reaper.

We’ll be able to fly… don’t fear the reaper.

Baby, I’m your man…

Love of two is one,
Here but now they’re one.
Came the last night of sadness,

And it was clear she couldn’t go on.
Then the door was open and the wind appeared,
The candles blew then disappeared,
The curtains flew then he appeared… saying don’t be afraid,
Come on, baby… and she had no fear,
And she ran to him… then they started to fly.
They looked backward and said goodbye… she had become like they are.
She had taken his hand… she had become like they are.
Come on, baby… don’t fear the reaper.


Continuate a sognare, voi che potete.


Scrivo dal mio antro, mezzo sotto un letto a castello, di una casetta in un bel posto isolato delle dolomiti. Pensate voi, non sono riuscito a connettermi a internet col cellulare tutto questo tempo per un semplice asterisco che mancava nel numero della connessione. E sono stato bene, maledettamente bene, senza questa bestia di internet. Oggi sono riuscito a connettermi, e ovviamente m’è crollato il mondo addosso per la mia sparizione. E ho dovuto passare tutto un pomeriggio a rimediare.

Adesso, se permettete, ritorno alla mia vacanza senza internet. E tremate, perchè con tutto il tempo libero che mi ritrovo sto leggendo e mi sto documentando, e tornerò più in forma che mai.

..I will show you fear in a handful of dust..

Goodnight.

C’è chi dice che il computer e il cervello umano siano due cose diverse, c’è chi dice che un sistema logico non può arrivare alla negazione di sè stesso. Niente di più falso: l’uno quanto l’altro sono irrazionali allo stesso modo. Ieri mi sono messo a formattare il portatile; niente di più banale, al sottoscritto un format non dura più di qualche mese e ormai mi sono attrezzato per ripristinare tutto quello che avevo installato e conifgurato prima in meno di una giornata. Allora lo faccio partire da cd (un cd di windows normale, non quello del produttore che mi infarcisce tutto), mi formatta le partizioni, si riavvia per cominciare l’installazione di windows, qui fa una bella schermata nera e smette di dare segni di vita. Mi pareva fosse andato tutto fin troppo bene per il momento! Comunque non mi preoccupo e riavvio. Niente. Allora spengo per dieci minuti (il tempo a volte fa miracoli) e riprovo: ancora niente. Fa niente, ricomincerò tutto daccapo – dico. Allora lo rifaccio partire da cd, ma si rifiuta di avviarsi con una bella schermata nera. Come mai? Non dovrebbe. Già, non dovrebbe. Forse devo cancellare la partizione con l’installazione di windows a metà, forse gli fa confusione, anche se non dovrebbe, eppoi come può essere confuso un computer? Mah. Ma come faccio a cancellare le partizioni? Il mio portatile non ha floppy, e il cd non vuole partire. Mi viene in soccorso un disco di slackware (che si avvia senza il minimo problema), da cui posso lanciare cfdisk e cancellare tutto. Adesso il computer parte da cd, ma come prima non parte l’installazione e al suo posto viene questa bella schermata nera. Dopo aver tentato una ventina di volte le cose descritte sopra, desisto e decido che riproverò dopo pranzo.

Dopo pranzo riprovo tutta la trafila e magicamente parte anche l’installazione (non so per quale variabile trascendente). Ma non ho il tempo di gioire che l’installazione si blocca, o meglio, i messaggi in rotazione che ti illustrano le strabilitanti potenzialità del tuo sistema operativo continuavano ad andare, ma la barra di avanzamento non progrediva. Ok, sarà qualcosa di passeggero – penso. Dopo un quarto d’ora mi disulludo. Bisogna ricominciare tutto daccapo.

Dopo che ho provato tutto un’altra decina di volte, mi decido ad andare a prendere (in cantina pergiunta) il “cd di ripristino” del produttore, che non è un cd ma sono – attenzione – ben tre cd. Magicamente questi  filano lisci, e mi ridanno un bella installazione infarcita dai programmi di marca.

Ora cosa devo pensare io, che la acer non vuole che io abbia un bel format pulito, ma solo coi suoi bei programmini? Non so cosa altro dovrei pensare, dato che con quel cd di windows ci avevo fatto minimo una decina di format su computer non di marca. Vi porterò anche un secondo caso domani (oh tutte ieri mi sono capitate!).
Un pensiero va al mio amico Zabriskie, che oggi si è ritirato dal tour. Un vero peccato. Beh dai, auguri David, ti voglio campione del mondo a cronomento quest’autunno.

Gute Nacht.