Il Credo degli uomini liberi
Non si può arrivare alla prosperità
scoraggiando l’impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l’odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggio
togliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.
Abraham Lincoln
Archivio dell'autore: mitheithel
Disgustoso sarà lei
Direi. Tra le altre cose c’è anche la pagliacciata dell’Ordine riportata da wittgenstein qualche giorno fa.
E questo sarebbe l’uomo di Sofri?
Il programma di Ivan Scalfarotto, homo novus, in 34 punti. Di cui 4 "abrogazione", 2 "eliminazione", 2 "ritiro" (di cui uno "immediato"), 2 "revisione", un "rientro". Se poi contiamo anche un "inasprimento" della pena per falso in bilancio, mi domando se quest’uomo voglia anche fare altro oltre che invertire quello che ha fatto questo governo. E’ vero, ci sono anche delle cose buone, tipo le abrogazioni (non computate sopra) del valore legale dei titoli di studio e degli ordini professionali, ma ho resistito 19 punti (superando anche il 13), il ventesimo mi ha fatto perdere fiducia in quest’uomo. E sarebbe quello tanto sponsorizzato da Luca Sofri.
Perchè solo ora?
Io mi chiedo, perchè solo ora scopro questa mirabile opera dell’ingegno umano? (Ascoltatevi l’mp3).
The Weekly Standard : a Reader 1995-2005
Come me lo posso perdere.
Finalmente sul Corriere
Il Corriere si decide a pubblicare qualcosa sulla situazione alla frontiera di Melilla. Non una parola però su Zap e sul muro. Ha tutto il diritto di difendersi, ma non può alzare il muro da 3 a 6 metri e poi il giorno dopo fare un bellissimo discorso all’Onu sulla solidarietà – ecc ecc – dando addosso (guardacaso a chi) a Israele. E figuriamoci poi se ci pensa mai a ritirarsi, così per caso, visto che predica tanto bene sul ritiro dai Territori.
Ma non è stupendo?
No, dico, non è meraviglioso? L’Iran si sta costruendo l’atomica, il petrolio è alle stelle, Follini è sulla via della malattia mentale e beatamente, nella sua oasi di pace, Romano discute con i lettori del conte di Saint-German, della battaglia di Lepanto o dello studio a scuola della storia contemporanea.
In India e Cina non nascono più femmine, le uccidono prima
Agghiacciante sul Foglio oggi:
Prima di Londra e delle proposte in discussione
per scegliere il sesso del nascituro con la fecondazione assistita
come riequilibrio familiare, il figlio maschio si otteneva
(si ottiene ancora) così: una donna urla sdraiata su un
lettino, sta per partorire; la testa del neonato appare, il medico
infila una siringa nella fronte, poi lo tira fuori, morto.
Era una bambina, una femmina in Cina. Succede così alle
stupide, quelle che non risolvono il problema in tempo con
l’aborto selettivo. Un’ecografia e la decisione immediata: liberarsene.
A Bombay, in India, su 8 mila aborti dopo
un’amniocentesi l’Unicef ha stimato che almeno 7.999 riguardano
feti femmina. Perché in India, dove si dice che le
donne sono molto emancipate perché lavorano, fanno l’amore
e possono tranquillamente abortire, queste donne
non valgono nulla. Sono un peso per la famiglia, non hanno
diritto all’eredità e costano in spese per il matrimonio. Meglio
non nascere, perché poi 25 mila all’anno muoiono in
“incidenti di cucina”. Cioè in fondo a un pozzo o bruciate
dai fornelli. Quelle cattive perché senza dote o ancora peggio
perché hanno partorito femmine. Meglio non nascere,
oppure nascere e venire buttate lì sul marciapiede, come
nel sud della Cina, come un piccione schiacciato da una
macchina, e la gente le cammina accanto, non ci fa caso. E’
una femmina. Se abiti in campagna e devi andare in città
per lavorare, abbandonerai tua figlia: “In Cina le lavoratrici
migranti non considerano la bambina una vita umana,
perciò non ritengono che ucciderla sia un omicidio”, ha
detto un ricercatore dell’Accademia delle scienze sociali
di Anhui. Non è vita umana quando piange e muore di fame,
non è nemmeno un pensiero quando non è ancora nata
e bisogna disfarsene, fino alla ventesima settimana in
modo assolutamente legale e discrezionale, poi anche con
la forza. La chiamano “salute riproduttiva”, e in effetti l’Onu
in questi paesi ha offerto aborto e contraccezione come
“primo elemento di emancipazione delle donne” (come
hanno scritto Lucetta Scaraffia ed Eugenia Roccella in
“Contro il cristianesimo. L’Onu e l’Unione europea come
nuova ideologia”, Piemme, 11 euro e 50): abortire donne per
poter essere donne, per sopravvivere.
L’anno scorso, in India, undici milioni. Bambine gettate
via prima che nascessero. Secondo l’Unicef, quaranta milioni
di donne “scomparse”, per aborti, infanticidio, incidenti
di cucina. Emma Bonino denuncia da sempre questi
orrori. Il premier indiano Manmohan Singh ha lanciato un
appello, tre giorni fa, durante una conferenza sul ruolo delle
donne nella vita pubblica: “L’aborto selettivo è un crimine
inaccettabile – ha detto – dobbiamo impedire che si
faccia cattivo uso delle tecnologie mediche più avanzate e
che si aggravi così un fenomeno che ha già raggiunto proporzioni
allarmanti”. Perché a New Delhi c’è una legge già
dal 1994, misure restrittive nei confronti di ginecologi e radiologi
che praticano la determinazione prenatale del sesso,
ma nessuno la osserva, e nelle regioni occidentali nel
solo biennio 1996-1998 si sono registrati dai 51mila ai 62mila
aborti selettivi. Così, ha denunciato il premier indiano,
“l’aborto selettivo sta creando enormi squilibri a livello demografico,
con effetti nocivi per il nostro paese”. Cioè ottocento
donne ogni mille uomini, mentre “la natura – ha detto
il demografo Antonio Golini – fa nascere 105-106 maschi
per ogni femmina. E funziona in questo modo perché nel
corso della vita i maschi vengono eliminati un po’ più precocemente,
così in quarant’anni si arriva a un equilibrio
dei sessi”. In India no, in Cina nemmeno. In Cina poco a poco
muore la spaventosa politica del figlio unico, muoiono
gli aborti forzati al settimo mese e le punizioni anchecorporali
per le madri che non eseguono gli ordini demografici,
ma non muore l’omicidio preventivo delle figlie: già oggi
sono molti di più i maschi delle femmine, e nel giro di un
decennio si prevede che quaranta milioni di uomini resteranno
senza donne. Dicono che allora importeranno fidanzate
e mogli dalla Corea e dal Vietnam. Forse permetteranno
loro di abortire qualche femmina in meno.
Le Mensonge Armstrong
L’Equipe di ieri pubblica uno studio secondo cui dei campioni di urina, assolutamente anonimi, di sei tappe del tour del ’99 (prologo, 1a, 6a, 9a, 10a, 12a), sarebbero risultati positivi all’epo secondo tecniche più moderne. E accusa Armostrong di doping non si sa per quale motivo. Mi è venuto il dubbio, ma magari Armstrong è stato vincitore di queste sei tappe? Si, ha vinto il cronoprologo e la nona tappa sul Sestriere, ma per le altre che nesso ci può essere? Mi è venuto il dubbio, ma magari era in maglia gialla quelle tappe? Si, è stato in maglia gialla dopo il prologo, la 6a, la 9a, la 10a e la 12a, ma per l’ultima che rimane che nesso ci può essere? Non c’è nulla che colleghi tra loro queste sei tappe e tantomeno che le colleghi con Lance Armstrong, allora da dove l’accusa dell’Equipe?
"Caccia alle streghe" è la definizione giusta. Il sospetto dietro ogni grande campione, lo stesso sospetto che ha portato Pantani alla cocaina e poi alla morte. Non sapete quanto è tremendo, ti senti giudicato da tutti. Diceva questo Armstrong in un’intervista a Pier Bergonzi di qualche tempo fa. Chi vince troppo sta per forza di cose antipatico a molti (a me stava antipatico persino Pantani), e ogni cosa è buona per accusarlo. Su cosa però in questo caso? Sul niente.
Ma se si potrebbe anche lasciar stare la spazzatura che scrive l’Equipe, non posso lasciar correre il servizio che ne ha fatto oggi Davide de Zan su StudioSport. Una vergogna. Che de Zan si vada a leggere quello che ha scritto l’Equipe prima di fare un servizio, mi pare la prima cosa da fare almeno. Dice e ripete che i sei campioni appartengono tutti indiscutibilmente ad Armstrong, beato lui che ha la sfera di cristallo, perchè, ripeto, quelle boccette erano anonime, capito, a-n-o-n-i-m-e. Poi dice che le tesi del giornale sono perfettamente appurate scientificamente (cosa più falsa che vera perchè non è stata fatta nè sarà mai fatta nessuna controprova su quei campioni), e di seguito conclude in una frase che Armstrong è sicuramente dopato, come se la cosa venisse da un sillogismo elementare. Quindi – e qui il delirio raggiunge il culmine – espone la sua teoria del complotto: i risultati delle analisi erano già disponibili da dicembre 2004, ma sono stati resi noti solo oggi, e non magari durante l’ultimo tour, per non rischiare che Armstrong potesse venir sommerso dalle polemiche, e magari essere escluso. Ma certo che le analisi erano già note, solo che essendo anonime a nessuno era mai venuto in mente di attribuirle ad Armstrong, prima che un giornalista dell’Equipe in cerca dello scoop di Ferragosto montasse tutta questa panna.
E, nel delirio più completo, conclude che è il complotto è stato tutto per non far vincere il tour del 2005 a Basso. Riposi in pace il povero de Zan.