Non sono solito mettere i miei pensieri per iscritto. Non i pensieri che riguardano la mia vita. Comunque. L’altro giorno Battilana mi fa:"Lei è nervoso". Eggrazie. "Le tensioni che accumula poi si trasformano nei suoi blocchi". Poi ha cominciato un po’ a vaneggiare. "Perchè lei quando entra in un luogo con che cosa impatta per primo con l’energia di quel luogo? – io muto -… Con la fronte e con il cuore!". Sono ancora abbastanza libero da non escludere questo tipo di conoscenza, comunque sono scettico e non ho tempo per pensarci molto. Intanto per la prima volta da tempi immemorabili ho passato un’ora del mio lunedì sera in palestra. Il che è bene, se non fosse che sto regredendo (dato che non progredi est regredi). Aspetto il fondamentale ausilio di un ciclo di creatina, ma per fare quello dovrei prima curare il mio fegato e per questo ho fiducia nella bacchetta di Mago Merlino dell’erboristeria Merlino (Dolo).
Infine sabato il compitino di Fisica 2 è andato talmente bene rispetto al tempo che ho passato a studiarla (diciamo O(x^2), se non O(2^x) ), che mi sono battezzato in riposo fino a oggi per gli altri. E un po’ sento delle fiammelle sotto il sedere per gli integrali che non ho mai imparato a fare.
E oggi ho preso il caffè non corretto. Mi hanno chiesto se stavo poco bene.

Anni del liceo
"Il libro di Scalfari è molto di più, ovviamente, è un’autobiografia esistenziale e filosofica (tenere a mente l’indegnità anche estetica di accostarcisi, rende più intensa la lettura), ed è soprattutto un lungo magnifico salto negli anni del liceo: ci sono tutti i filosofi studiati a scuola, tutti, e ognuno è citato con le stesse frasi che ci si scriveva sul banco per cavarsela alle interrogazioni senza aver studiato. Eugenio Scalfari, venerato maestro che eccezionalmente è riuscito a non cadere mai nell’altra classica categoria del Novecento, solito stronzo, regala democraticamente anche agli indegni un’immedesimazione. Lui studiava sul Lamanna, io sottolineavo l’Abbagnano, ma la res cogitans e la res extensa sono state uguali per tutti, come la ragion pratica e la ragion pura e il Discorso di Cartesio e “Fatti non foste a viver come bruti”. E Rousseau e i Sepolcri di Foscolo, fino a quella frase di Nietzsche che ritorna molto spesso ne “L’uomo che non credeva in Dio” e stava sui diari e sugli zaini di tutte le femmine perché rimandava a cose rimorchianti di maschi fumatori e ripetenti. Infatti è anche una maglietta Feltrinelli: “Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”."

Pietrangelo Buttafuoco, siciliano, dopo queste strane elezioni 2008, mi fa anche emozionare. Capisco la sua amarezza.

"Sceso che sono dal carro dei vincitori faccio ciao con la mano e nel vederli andare via verso la gloria del Campidoglio, di Palazzo Chigi e dei ministeri tutti, canto anch’io nella retrovia dei fatti miei: “Sole che sorgi, libero e giocondo”. E nel mentre che ci troviamo, una volta per tutte, facciamolo sapere ai giornalisti storditi dai troppi bracci alzati nel saluto romano visti il 28 aprile: questa non è una canzone da fasci coatti (sebben fasci coatti siamo), è il “Carmen saeculare” di Orazio, tradotto da Ettore Petrolini e musicato da Giacomo Puccini perché – ebbene, sì – ci fu un tempo dove l’egemonia culturale era tutta zozzona. Orazio era un Sanguineti, Petrolini era un Dario Fo e Puccini, insomma, un Nicola Piovani. Ma senza l’aura immacolata della democrazia.

[…]

Sceso che sono dal carro dei vincitori, col mio di ceffo beato di cose troppo vecchie ormai, sceso che sono anche in compagnia di quelli che non hanno colto l’occasione ma che meriterebbero di starci sul carro – e mi raccomando con mio compare Gasparri: recupera Fabio Fatuzzo! – sceso dal carro, dicevo, so bene che è finita, finita per sempre. Ho una foto ricordo di un 28 aprile di chissà quanti anni fa a Predappio. Ci sono Raffaele Stancanelli e Nino Strano con polo aderentissima e suo solito notevole tratto elegante, e non so che farne. Non c’è che il Silvio III ormai: “Sui Colli nostri i tuoi cavalli, doma. Tu non vedrai nessuna cosa al mondo, maggior di Roma”. Cambiando tutto sono cambiati quelli che non dovevano cambiare mai. Cambiando tutto mi sono permesso di non cambiare, cavallerescamente Francesco Rutelli – che fu un grande sindaco – un bacio se lo merita, ma sceso che sono dal carro dei vincitori faccio ciao con la mano e nel vederli andare via verso la gloria del Campidoglio, di Palazzo Chigi e dei ministeri tutti, dico: ascenda pure il coro. E dunque: “Sole che sorgi, libero e giocondo"."

“Esiste nella cultura e nel costume del nostro paese una tradizione minoritaria di anarchici conservatori, la cui azione è innervata da un forte risentimento morale, che trovano un acre piacere nell’andare contro corrente”.

Come fai a non votarlo?
“Berlusconi l’ho votato. Come fai a non votarlo? Penso che è stato giusto dare ad un uomo come Berlusconi, per come si è creato, un’altra possibilità di governare nuovamente l’Italia”.
Gennaro Ivan Gattuso, centrocampista del Milan e della nazionale, 1 maggio 2008

Agli inizi del terzo millennio, un gruppo di spostati web imprenditori locali furono imprigionati da un tribunale per una violazione dei diritti d’autore che non avevano commesso. Questi uomini fuggirono da un carcere di massima sicurezza per rifugiarsi nelle condutture sotterranee di Marghera.
Oggi, ancora ricercati dalla Siae, sopravvivono facendo i soldati di ventura. Se hai un problema, se nessun altro ti può aiutare, e se riesci a trovarli, forse puoi ingaggiare…

A volte dopo la Messa, a volte per le vie di un parco ai margini della Laguna, nel ritmo lento della passeggiata e della parola, passato e futuro si mescolano, massima realizzazione della terzina marloweiana: " Non sei nè giovane nè vecchio, ma è come se dormissi dopo pranzo sognando di entrambe queste età".