Ieri ho visto la prima puntata della seconda serie di Mario. Il protagonista, un conduttore televisivo il cui telegiornale viene acquisito da una perfida multinazionale, viene sottoposto a un lavaggio del cervello per assumere una personalità più consona ai desideri della nuova proprietà. Durante il trattamento, tra le altre cose, vengono date dosi intravenose di un famigerato “estratto di italiano medio”.
Ora, il punto è questo: chi è l’italiano medio? Sappiamo che la media matematica è qualcosa che in realtà non esiste, e tirando un po’ il concetto l’italiano medio è un individuo che non esiste, ma più o meno li rappresenta tutti. Ci rappresenta tutti. Gli italiani medi non sono quelli che guardano Barbara D’Urso o che vanno al centro commerciale alla domenica pomeriggio. L’italiano medio è un set di comportamenti, e noi lo diventiamo ogni qual volta assumiamo quei comportamenti. Il che non fa di noi delle brutte persone, perché le persone sono molto di più dei propri comportamenti, i quali sono fluidi, cioè cambiano moltissimo a seconda dell’ambiente.
Se trovate qualcuno che disprezza l’ “italiano medio” (che in effetti è molto disprezzabile), starà probabilmente attraverso un meccanismo di proiezione disprezzando una parte di sé. E se uno vuole estirpare questa genia maledetta dalla faccia della Terra deve, prima di tutto, amputarsi una mano, letteralmente. Dopodiché, quando l’inconscio riconosce che non è più un problema interno ma uno esterno, il coinvolgimento emotivo tende a scomparire, e il giudizio sulla realtà è più razionale. La vera battaglia è – come sempre – dentro.