In questo post risponderò a una domanda che molti si fanno vedendo le discoteche piene, le code ai ristoranti e i centri commerciali affollati sotto le feste: “Dov’è la crisi?”. Eppure la crisi c’è, perché il GDP (PIL) è stagnante, la disoccupazione è ad alti livelli, con quella giovanile che si trova oltre il 30%. Eppure sembra nascondersi ai nostri occhi.
La crisi economica non comincia ieri ma viene da lontano, diciamo dalla metà degli anni ’80. È stato allora che la bilancia commerciale degli Stati Uniti è andata in negativo, seguita, qualche anno dopo anche se in modo meno marcato, da quella europea. (In questo post la maggior parte dei dati e dei ragionamenti saranno relativi agli Stati Uniti, ma con poca fatica possono essere estesi all’Europa).
Bilancia commerciale in passivo vuol dire che escono più soldi di quelli che entrano (tra parentesi, dove vanno i soldi? In Cina). Vuol dire che col passare del tempo la nazione, come una qualsiasi azienda o famiglia le cui spese superino le entrate, si impoverisce. A meno che non si faccia debito.
Se si contrae debito, allora si può mantenere lo stesso tenore di vita per un numero discreto di anni. Finché un giorno, dai la colpa alla speculazione, dai la colpa a chi vuoi, quel debito diventa ingestibile. E quel giorno, come sappiamo tutti, è arrivato.
Questo è il primo motivo per cui la crisi c’è ma non si vede: perché è stato fatto debito. Non è una casualità che il debito degli USA inverta la tendenza proprio poco dopo 1980. Si potrebbe fare una distinzione tra debito pubblico e debito privato (“è lo stato che ha contratto il debito, a me non me ne è venuto in tasca niente”) ma questa non regge: lo stato spalma su di te il suo debito dandoti una pensione più alta, tasse più basse, maggiori stipendi e più posti di lavoro ai dipendenti pubblici, commesse e ordini alle imprese, prestazioni sanitarie più economiche.
La situazione non sarebbe così brutta, se non ci si mettesse un altro fattore.
Come mostra il grafico, i ricchi sono sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri. Letteralmente. O meglio, non solo i poveri, ma tutta la classe media. Il 20% in alto aveva il 50% delle risorse nel 1980. Nel 2000 aveva il 60%. Il signore di La Palice dice che nel 2080 avranno il 100% (cosa che ovviamente non potrà succedere, perché ci sono le tasse). Il grafico non risale a prima del 1980, quindi non possiamo sapere cosa sia successo prima, ma è evidente che il trend esiste almeno da quando le cose per il mondo occidentale hanno cominciato a mettersi male, e quindi la concentrazione di ricchezza nelle mani dei ricchi non è una cosa buona.
La crisi quindi, che non è cominciata ieri, non finirà domani. Magari non sarà catastrofica (anche se i rischi ci sono, ma non per le ragioni elencate in questo post), ma il mondo occidentale è destinato a continuare a impoverirsi nel lungo termine. Queste fattori non si possono cambiare nel giro di pochi anni, soprattutto se nessun governo sta facendo qualcosa in questo senso.
Nick Hanauer è un miliardario americano che parlando all’assemblea dei marxisti rococò di TED ha proposto esattamente quella che vedo anch’io come unica soluzione per invertire la tendenza: tassare i ricchi. Gli applausi infatti non sono stati esattamente scroscianti, come lo sono sempre quando un professore indiano mostra come qualche bambino per le strade di Calcutta impari usando un computer con internet che lui ha gentilmente posizionato lì per il suo esperimento, e come questa azione potrebbe salvare il mondo (aspettiamo che il bambino scopra i siti porno).
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Io comincerei a pensare a un exit strategy dall’Occidente.