Da credere o no, ho sempre avuto un po’ paura dell’evenienza di un improvviso arresto cardiaco nel mezzo di una delle mie tante corse di decine di chilometri. Non mi piacerebbere rendere un così facile e rapido servizio a tutti coloro che mi vogliono morto. Più che altro, come tutti gli uomini, ho paura del non strutturato (direbbe l’indimenticabile Eric Berne). Questi accidenti non danno il minimo preavviso. O forse sì.
Ho scoperto che uno, forse unico, di questi segnali è la cosiddetta HRV (Heart Variability Rate) o intervallo R-R, come è chiamato dai cardiologi. L’intervallo tra due successive contrazioni ventricolari è molto molto variabile. Perché un cuore ben in forma si adatta a ogni minima variazione dello stato psicofisico del suo portatore. E’ come un elettrone con la sua nuvola di probabilità. Non bastasse questo, la HRV risulta anche essere un utile parametro di allenamento. Essa diminuisce in caso di affaticamento o in condizione di particolare stress. Quindi probabilmente non passerò più le ore ad arrovellarmi per decidermi se allenarmi (e allenamento leggero o pesante?) oppure prendere una giornata di riposo. La HRV deciderà per me. Devo essere contento o no?
Simon Wigerif, un ingegnere inglese, ne ha costrutito un sensore e un’applicazione per iPhone. E’ arrivato oggi. In una busta di materiale riflettente, raffinatezza che solo un compagno ingegnere poteva fare (lascio all’astuto lettore capire perché). Me la sono subito misurata. La normalità è tra 50 e 100, c’era scritto. 95. Sono molto triste, pensavo di essere stanco e non lo sono. Domani farò meglio ad allenarmi e ad allenarmi duro.
Approfondimenti:
http://www.elemaya.it/Xheartvar.htm
http://quantifiedself.com/2010/04/numbers-from-the-heart/ – Interessante questo, dove la meditazione sembra avere effetti incredibili sulla HRV