Solite infatuazioni

Ho scoperto i National. E’ stato amore a prima vista. Non sono più abituato a trovare le parole per descrivere una musica, ma ci proverò. E’ la musica ideale per questo autunno. E’ la musica che dà quella che gli altri chiamano depressione, e io concentrazione. E non mi è stato mai chiaro se è un problema di lessico o se semplicemente l’effetto su di me è differente. Accompagna benissimo le serate di studio, di pensiero o di progettazione intensa. Ti culla mentre ti addormenti nella pendolarità. E’ tutto quello che posso chiedere.

Dieta dissociata

Un articolo uscito oggi sul Foglio, che io impunemente posto, spiega una particolare fetta di problemi dell’alimentazione moderna. Non che sia tutto vero e giusto.

Campare fino a cent’anni

Non che sia tutto vero e giusto. Ad esempio, da studi controllati è noto che il ciclo della grelina (l’enzima che favorisce la digestione dei carboidrati) può essere resettato da nuove abitudini e che anzi, spostare il consumo di carboidrati verso le ore tarde è meglio per il metabolismo (fa dimagrire), oltre che evitare la tipica botta di sonno dopo pranzo. Cum grano salis, quindi. Però veicola una grande verità che pochi oggigiorno capiscono: con la buona alimentazione si può risolvere tutto, possono accadere miracoli.

Non morirò correndo

Da credere o no, ho sempre avuto un po’ paura dell’evenienza di un improvviso arresto cardiaco nel mezzo di una delle mie tante corse di decine di chilometri. Non mi piacerebbere rendere un così facile e rapido servizio a tutti coloro che mi vogliono morto. Più che altro, come tutti gli uomini, ho paura del non strutturato (direbbe l’indimenticabile Eric Berne). Questi accidenti non danno il minimo preavviso. O forse sì.

Ho scoperto che uno, forse unico, di questi segnali è la cosiddetta HRV (Heart Variability Rate) o intervallo R-R, come è chiamato dai cardiologi. L’intervallo tra due successive contrazioni ventricolari è molto molto variabile. Perché un cuore ben in forma si adatta a ogni minima variazione dello stato psicofisico del suo portatore. E’ come un elettrone con la sua nuvola di probabilità. Non bastasse questo, la HRV risulta anche essere un utile parametro di allenamento. Essa diminuisce in caso di affaticamento o in condizione di particolare stress. Quindi probabilmente non passerò più le ore ad arrovellarmi per decidermi se allenarmi (e allenamento leggero o pesante?) oppure prendere una giornata di riposo. La HRV deciderà per me. Devo essere contento o no?

Simon Wigerif, un ingegnere inglese, ne ha costrutito un sensore e un’applicazione per iPhone. E’ arrivato oggi. In una busta di materiale riflettente, raffinatezza che solo un compagno ingegnere poteva fare (lascio all’astuto lettore capire perché). Me la sono subito misurata. La normalità è tra 50 e 100, c’era scritto. 95. Sono molto triste, pensavo di essere stanco e non lo sono. Domani farò meglio ad allenarmi e ad allenarmi duro.

Approfondimenti:
http://www.elemaya.it/Xheartvar.htm
http://quantifiedself.com/2010/04/numbers-from-the-heart/ – Interessante questo, dove la meditazione sembra avere effetti incredibili sulla HRV