Nel gelo di una Milano coperta di neve, Max Allegri non manca di onorare la tradizione mutuata da Ancelotti, cioè di perdere clamorosamente l’ultima gara dell’anno solare (si veda quando ancora un Milan in testa alla classifica fu sconfitto a San Siro dall’Udinese, nel dicembre 2003) .
Il tecnico livornese non cambia gli undici che hanno vinto le ultime due partite, quindi con Boateng trequartista e Seedorf in panchina. Ranieri invece lascia in panchina Pizzarro schierando un centrocampo muscolare (De Rossi-Simplicio-Brighi), così come Totti che fa spazio ad Adriano. La scelta del deludente brasiliano potrebbe essere giustificata dall’intenzione di schierare uno schema speculare a quello milanista. Le battaglie 4-3-1-2 vs 4-3-1-2 sono in genere blande e povere di emozioni, e l’impressione che si ha dai primi minuti di partita è che l’obiettivo dei lupi sia proprio quello di portare a casa un punto.
La partita comincia con il Milan che prende in mano il gioco, come prevedibile. Robinho ha subito un’occasione, dopo aver messo a sedere Mexes in area di rigore con la classica pedalata. I terzini rossoneri guadagnano campo sui pari ruolo romanisti, ma mancano di dare luogo a palle granchè pericolose. La differenza nel primo tempo la fa’ la qualità degli attaccanti: lenti quelli giallorossi, intelligenti e mobili i rossoneri. Inoltre, l’atteggiamento in fase di non possesso della Roma lascia un po’ perplessi: a un centrocampo relativamente basso si accompagna una linea difensiva alta. Palloni in avanti sulla corsa risultano facile da servire per i centrocampisti milanisti. Infatti Robinho e Ibrahimovic hanno presto una nitida occasione da gol a testa, che entrambi sbagliano. La qual cosa si rivelerà fatale.Al 21’ minuto Pirlo, che giocava come terzo di centrocampo a sinistra, è costretto a uscire. A questo punto Allegri ha tre possibilità: arretrare Boateng e inserire Ronaldinho o Seedorf, oppure Seedorf nella posizione di Pirlo. Sceglie la terza, e da subito il Milan ne risente tatticamente. A questo si aggiunga che Seedorf giocherà una partita insufficiente. Ancelotti, che per primo aveva scelto quella posizione per l’olandese, aveva smesso di utilizzarlo lì già dal 2007, non ritenendolo più fisicamente in grado di reggere il ruolo. Allegri ci aveva riprovato a inizio stagione, con pessimi risultati (si vedano le sconfitte di Cesena e Madrid). La decisione appare quindi ingiustificabile, se non con una netta sottovalutazione della pericolosità di Menez.
Menez è infatti l’unico giocatore a creare gioco nello scacchiere per il resto piuttosto passivo della Roma. Partendo dal centro e spostandosi alternativamente su una fascia o l’altra, riesce a dare ampiezza e pericolosità alla manovra. Se dalla parte sinistra del campo trova Abate e Gattuso a bloccarlo ripetutamente, dall’altra ha la vita molto più facile, con la possibilità di puntare Antonini in 1 vs 1. E’ infatti da un’azione del genere che nasce il gol dellla Roma, con Borriello che involontariamente mette dentro un cross teso del francese rimpallato da Abate.
Ci si potrebbe chiedere come Allegri avrebbe potuto bloccare Menez pur mantenendo Seedorf in quella posizione. Una soluzione sarebbe stata chiedere a Gattuso di seguire a tutto campo il francese, con gli altri due centrocampisti che sarebbero andati a scalare di conseguenza. Visto la scarsità di inserimenti dei centrocampisti della Roma, è una soluzione che sarebbe stata possibile, ma è difficile vedere qualcosa del genere nel calcio moderno.
Il secondo tempo, a parte il lampo di Menez e con Ranieri che aveva sistemato la difesa nell’intervallo, è proprio quello che ci si aspetta da due 4-3-1-2: noia. E’ scioccante solo la mancanza di un piano B rossonero. Anche sotto di un gol, Allegri non pensa di allestire un’alternativa a quello che si era visto nella prima ora di gioco. Ronaldinho entra solo a 5’ dalla fine, quando ironicamente il Milan comincia ad affidarsi alle palle lunghe, con Seedorf spostato nella posizione di regista.
In sintesi, una Roma che era giunta a Milano per difendersi, torna a casa con i tre punti grazie all’unico giocatore a dare larghezza al gioco: Menez. Ad Allegri sono mancati i gol: se non Robinho, di sicuro Ibrahimovic ci aveva abituati a non sbagliare occasioni così nitide (almeno due oggi). Il Milan è anche sembrato preoccupantemente privo di idee su come ribaltare la partita, una volta in svantaggio.