First we take Manhattan, then we take Berlin, 27/01/2008

“Ah you loved me as a loser, but now you’re worried that I just might win

You know the way to stop me, but you don’t have the discipline

How many nights I prayed for this, to let my work begin..”

Leonard Cohen

Avrei voglia di scrivere qualcosa di nuovo, ma ultimamente mi manca non solo la vena, ma anche l’arteria. Ci vuole un progettino nuovo. Forse quello che pensavo da lungo tempo. Beh, in ogni caso adesso ci dedichiamo a rimettere a posto qualcosa che avevo già scritto.

Prima esperienza nel laboratorio di informatica dove i terminali montano Fedora Core 6. Stupendo – la prima impressione. Quindi vedo che la configurazione dell’email interna come la scrivono loro non funziona (ma vabbe’, e’ colpa loro), poi devo fare una volta un logout perche’ improvvisamente avrei superato la quota nella mia home, poi, dopo che ho installato google gears per Firefox, magicamente da qualche minuto non mi fa piu’ installare ne’ disinstallare estensioni. Quindi Firefox mi crasha ogni cinque minuti (fin’ora, sette volte). Come la chiami questa, stabilita’?

Umida serata d’inverno a Venezia. La nebbia spessa ti si deposita sui capelli. Mi sento un po’ Brodskij ma mancano almeno due cose: non percepisco l’odore di alghe sottozero e non so chi sia il mio angelo-guida per le calli. I fanali gialli dei vaporetti tagliano la coltre bianca. Forse allora sono un po’ D’Annunzio, ma non so chi sia la mia Eleonora Duse. Qualcuno ha messo una stella cometa luminosoa all’apice del nuovo ponte di Calatrava. Non c’è niente da fare, è proprio una sera da Fondamenta degli Incurabili come mi mancavano da tempo. Poi penso che quel libro, presente nel mio cuore, manca nella mia libreria. E forse voglio che continui a mancare.