Natale da barboni
Gavin Bryars è un artista contemporaneo difficile da inquadrare, in certi negozi lo troverete nel reparto jazz, in certi altri in quello colonne sonore, in altri in quello classica. Ha fatto musiche per film, programmi tv, opere teatrali. Un giorno di dicembre stava girando per Londra con un registratore in mano, cercando qualche suono cittadino per un programma della BBC, e si imbattè in un barbone probabilmente ubriaco che strascicava in continuazione tra i pochi denti il ritornello di una canzone. Cioè, non proprio una canzone, ma una specie di canto di Natale, "Jesus’ blood never failed me yet" (il sange di Gesù non mi ha mai tradito finora). Gavin conservò quella registrazione di una trentina di secondi, ogni tanto la riascoltava, pur non sapendo cosa farne. Finchè non uscì il disco. Settantatrè minuti in cui la piccola strofa del barbone di Londra si ripete circa centocinquanta volte, accompagnata da un arraggiamento orchestrale che da qualche arco va via via sempre crescendo, fino all’intera orchestra e a una seconda voce solista, che non poteva essere altro che quella di Tom Waits.

La natura è un tempio dove incerte parole…
Com’era, corrispondenze vero? Sì, corrispondenze diceva Baudelaire. Il poeta è colui che riesce a cogliere nel mondo corrispondenze che nessun altro coglierebbe. Insomma, si può tutto ridurre a questo, corrispondenze certo eccezionali e sorprendenti, ma pur sempre semplici e banali corrispondenze. Così le corrispondenze le faccio anch’io, sarà che è Dicembre ed è un bel mese, sarà che oggi sono andato a Venezia dove hai tutto un ponte, andata e ritorno, per meditare. Oltre a quegli uffici UniCredit, tanto ordinati e tanto all’apparenza sereni, così totalmente trasparenti che squarciano la notte col loro piano di luce, che non so per quale motivo dovrei elevare a concetto. Cosa ascoltavo oggi? Gli Idlewild, ma visto che quella volta ascoltavo i Radiohead, li ho riascoltati un’altra volta. Per memoria. O meglio ho riascoltato quella canzone, volevo ma è lo stesso sfuggita via oltre i miei pensieri, e quando mi sono ripreso ormai era alla fanfara finale. Dolce e paziente attesa quella portata molte volte per arrivare  a quel punto della canzone, e oggi me ne sono accorto solo quando era sul finire.
Avrei voluto rimanere di più, ritornare ed esplorare quell’angolo scoperto sempre quella volta, ma ero di fretta oggi, e comunque soffiava vento gelido che mi ha rincuorato sull’arrivo dell’inverno e mi ha infuso un po’ di spirito natalizio. Così sono andato via soddisfatto. E comunque, ho potuto fermarmi a vedere qualche scorcio d’acqua, colore del vino.

Iconoclastia
Scriveva Joseph Ratzinger, quando era ancora cardinale: “L’iconoclasmo come una negazione dell’incarnazione, come la somma di tutte le eresie. Incarnazione significa anzitutto che Dio, l’invisibile, entra nello spazio del visibile, perché noi, che siamo legati al materiale, possiamo riconoscerlo”.

Al direttore – Un nutrito gruppo di monarchici ha chiesto e ottenuto il riconteggio dei voti del referendum monarchia/repubblica che, com’è noto, ebbe a suo tempo alcuni lati oscuri. Le schede elettorali, ormai ingiallite e quasi illeggibili, verranno comunque esaminate una per una da magistrati della Corte di cassazione, vivi o morti. Nel 2036 i risultati anche se molto opinabili.
Gianni Boncompagni
(08/12/2006)

Preghiera 06/12/2006
Strabuzzo gli occhi ma è proprio così. Nel libretto "Avvento", prodotto e distribuito gratuitamente da Famiglia Cristiana, la copertina è occupata da un bin Laden con faccia sofferente e bocca aperta che appoggiato ad un bastone indica verso l’alto. A caratteri grandi è stampato: "Vegliate e pregate sempre, è vicina la vostra liberazione". Ma perchè questa seconda persona plurale? Chi me lo sta a dire, il bin Laden? Cosa diavolo ha a che fare con me questa foto, che sembra un libanese in atto di disperarsi per essere fotografato dai reporter occidentali?