Old Possum’s
Un impiegato di banca nella Londra del 1920. Chissà, fosse vissuto più a lungo avrebbe riconosciuto la sua somiglianza con Christopher Reeve, il protagonista di Superman. Stessi occhiali tondi schiacciati sugli occhi, stessa pettinatura a righe parallele. Stessa apparenza, stessa identità nascosta. Sembra di vederlo, uscire da Llody’s ed entrare nella città nebbiosa, fendere a lunghi passi quella coltre spessa, fermarsi per aspettare il tram, osservare quel grande fiume di folla attraversare il London Bridge. Come linfa nei canali di questa città brulicante. O ricordarsi i versi di Dante, ripeterli in un italiano buffo, vedere nel Tamigi lo Stige e stupirsi di quanti dannati varchino le soglie degli Inferi.
Sale sul tram, guardando fuori dal finestrino ripensa ai versi di Baudelaire. "Fourmillante cité, cité pleine de rêves". No, tu Charles non hai visto Londra. E’ questa la vera unreal city, trafitta dalla modernità, incapace di farsi una ragione della Guerra.
Arrivato nel suo appartamento, ritorna ai suoi carteggi. Forse ripensa a Machiavelli, quando al ritorno a casa smettava i suoi abiti infangati e quotidiani, indossava panni curiali e si sedeva sul suo scrittoio, per entrare nelle antique corti degli antiqui homini e pascersi di quel cibo che solum era suo. Ma Londra non è Firenze e la mancanza di serenità umanistica impedisce simili colloqui. Nel suo studio il vecchio Possum (soprannome che gli aveva imposto Ezra Pound) ha gli ultimi lavori da fare per conto dell’Egoist, la rivista a cui collabora. Sta leggendo un romanzo che pubblicheranno a puntate, di uno scrittore d’avanguardia irlandese, dal titolo evocativo: Ulysses.
Fa in fretta, non ha molto tempo. Deve concludere un lavoro che ha in cantiere da tempo e su cui punta molto. La salute  di Vivien, sua moglie, sta peggiorando. Lui dilì a poco, se lo sentiva, avrebbe avuto un esaurimento nervoso. A quel punto avrebbe fatto meglio ad accettare la proposta di Bertrand Russel, che si era offerto di mandarlo in cura presso una sua amica a Losanna.

Al direttore – In un lussuosissimo condominio di Milano, con tanto di piscina, terme, galoppatoio, zoo, eliporto, montagne russe, università e cimitero privato, un gruppo di condomini integralisti isterici capitanato dall’on. Gardini, ha inscenato una rissa furibonda pretendendo per i bagni interni della piscina condominiale addirittura nove differenziazioni e cioè: 1) uomo classico 2) donna classica 3) transgenici quadrisessuali 4) assassini 5) nani bilingue 6) impotenti 7) cani omosessuali 8) prelievi 9) filosofi. In più l’on. Gardini oltre a pretendere il suo bagno personale blindato, insonorizzato e con la tavoletta della tazza tempestata di brillanti, ha chiesto di cambiare il portiere centrale del condominio, un rumeno monofonico privo di sense of humour, con un portiere di maggior prestigio suggerendo Buffon. Richieste, peraltro, disattese.

Gianni Boncompagni
(04/11/2006)