Archivio mensile:Giugno 2006
Portogallo – Olanda 1-0
Ivanov non è un arbitro. E questo lo dico da un certo Milan-Boca che mi è rimasto sullo stomaco. Ma la notizia del giorno è che Van der Sar è un portiere. Sarà anche stata l’eccitazione del record di presenze, ma a 36 anni quest’uomo sembra aver dismesso le mani di pasta frolla (avrà fatto una cura termale). Infatti al 45′ ci mette del suo per fare un dispiacere a Pauleta e al 9′ del secondo tempo sventa con tuffo plastico un tiro insidioso di Figo. Comunque, quello che le sbaglia proprio tutte è Van Basten: riesce a partire con una formazione decente e fa’ di tutto per rovinarla come può. Peccato il regolamento conceda solo tre sostituzioni. Scolari invece è uno che la sa lunga: non sostituisce Costinha quando ormai Ivanov l’aveva preso di mira, ma soprattutto ci chiediamo cosa abbia tanto da gioire a fine partita, visto che affronterà l’Inghilterra con mezza squadra indisponibile, e il resto diffidato. Ivanov instaura però un buon feeling anche con Boulahrouz. L’olandese sembra avere un impegno dopo la partita, visto che cerca in tutti i modi di andarsene il prima possibile: al 7′ si fa ammonire, all’ 8′ sarebbe da interdizione da tutti gli stadi di Germania, ma niente, Ivanov lo costringe a giocare fino al 63′. Quando esce fa anche una faccia dispiaciuta; che ipocrita. A metà secondo tempo succede l’ipensabile, 5 ammonizioni, un’espulsione, vari accenni di rissa in meno di cinque minuti. Neanche le Panatine. E mentre la gara sembra ormai ridotta a chi fa ammonire più avversari, passa di mente il gol di Maniche che, nello stupore generale, decide la partita.
"Il problema del mondo odierno è che dobbiamo fronteggiare un antiamericanismo che è diventato completamente demoniaco, che inonda l’intero pianeta e che influenza chiunque. L’antiamericanismo è l’ideologia globale più pericolosa che c’è. Oggi tutti i totalitarismi, i fondamentalismi e l’antisemitismo trovano riparo dietro la bandiera della lotta agli Stati Uniti."
B. Henry-Levy
Un azzurro imiti il ghanese
Facciamo a capirci: se si brucia la bandiera d’Israele non è obbligatorio scusarsi, se la si espone, sì? Strano, no? Succede che un calciatore del Ghana che gioca a Tel Aviv, per ragioni sue, decide di festeggiare un gol della squadra sollevando con un compagno un piccolo stendardo con la stella di David, sì, insomma, la bandiera del paese che lo ospita e che non disputa questi Mondiali perché la Nazionale non ha superato, ovviamente per colpa dei francesi, le qualificazioni a Germania 2006.
Finimondo al Mondiale per una bandiera innalzata. I compagni processano l’audace ghanese, la stampa araba lo insulta, la Federazione nazionale e internazionale lo costringe alle scuse e a fare la figura dell’ingenuotto che non si è reso conto di quale terribile offesa ha arrecato. Appunto, quale offesa? Ci dichiariamo subito ingenuotti politici, piuttosto che riconoscere un’offesa in un gesto comunque bello come alzare (e non per bruciare) una bandiera. Offesa a chi? Eppure la stampa continentale e italiana racconta la vicenda con assoluta normalità, come se fosse del tutto ovvio che se un giocatore espone la bandiera d’Israele reca forte offesa, gravissima. Quale offesa? A chi? E se avesse festeggiato innalzando la bandiera – poniamo – canadese? Sarebbe successo lo stesso finimondo? Fare un gesto – d’affetto o politico che sia poco importa in questo caso – che manifesta simpatia per un’altra bandiera non vuole dire non amare la propria. Non è nello spirito dello sport e del Mondiale – visti soprattutto dalle anime belle – avvicinare i popoli, invece che allontanarli? La legge della fratellanza è uguale per tutti, o no? A quanto pare no, per Israele bisogna sempre e comunque fare un’eccezione. Perché se il capo di un regime fondamentalista e quasi atomico vuole cancellare Israele dalla mappa, va capito, in fondo non lo pensa, e comunque bisogna parlarci. Se un giocatore di calcio alza la bandiera d’Israele, va costretto alle scuse, in fondo non sa quello che fa, e comunque bisogna impedire che qualcuno lo rifaccia. Non sarebbe male che un azzurro rifacesse quel gesto.
Il Foglio
Radio Friendly Unit Shifter. Decima traccia di In Utero. "Di questo album però ci sono alcune canzoni, tipo le ultime due, che sembrano fatte solo per aggiungere traccie all’album… cioè sembrano tirate giù da una jam durante il soundcheck. Ancora adesso quando metto su questo disco chiudo alla dieci, le altre non riesco proprio ad ascoltarle… Sono di quelle canzoni che ti fanno venire mal di testa quando non ce l’hai, o te lo fanno passare quando ce l’hai." – "Brian Willis del New Musical Express diceva che questo disco era la "vendetta" di Cobain…" – "Ah può essere… nel senso che si è liberato del sound quindi…". Bravo Mik, capisci sempre al volo. Ma ti rispondevo in modo assente, e pensavo invece alle tue ultime parole sul mal di testa. Come può una canzone così inascoltabile far passare il mal di testa; o meglio, il mal di testa è così reversibile da una canzone? Ho provato, ed è vero. Questo distorto miscuglio di rumori disordinati ha il potere di alleviare, se non far passare, il mal di testa. E ho anche sistematizzato: deve essere ascoltata a un volume abbastanza alto, dal primo all’ultimo secondo senza interruzioni, ben isolata da qualsiasi altro ascolto; sconsigliabile ascoltarla due volte di fila. Al test su mio papà, che in genere è refrattario a questa robaccia, ha risposto che l’effetto funziona anche su di lui: "Forse ci sono degli ultrasuoni".
Ballad for my little hyena