Scrivo dal mio antro, mezzo sotto un letto a castello, di una casetta in un bel posto isolato delle dolomiti. Pensate voi, non sono riuscito a connettermi a internet col cellulare tutto questo tempo per un semplice asterisco che mancava nel numero della connessione. E sono stato bene, maledettamente bene, senza questa bestia di internet. Oggi sono riuscito a connettermi, e ovviamente m’è crollato il mondo addosso per la mia sparizione. E ho dovuto passare tutto un pomeriggio a rimediare.

Adesso, se permettete, ritorno alla mia vacanza senza internet. E tremate, perchè con tutto il tempo libero che mi ritrovo sto leggendo e mi sto documentando, e tornerò più in forma che mai.

..I will show you fear in a handful of dust..

Goodnight.

C’è chi dice che il computer e il cervello umano siano due cose diverse, c’è chi dice che un sistema logico non può arrivare alla negazione di sè stesso. Niente di più falso: l’uno quanto l’altro sono irrazionali allo stesso modo. Ieri mi sono messo a formattare il portatile; niente di più banale, al sottoscritto un format non dura più di qualche mese e ormai mi sono attrezzato per ripristinare tutto quello che avevo installato e conifgurato prima in meno di una giornata. Allora lo faccio partire da cd (un cd di windows normale, non quello del produttore che mi infarcisce tutto), mi formatta le partizioni, si riavvia per cominciare l’installazione di windows, qui fa una bella schermata nera e smette di dare segni di vita. Mi pareva fosse andato tutto fin troppo bene per il momento! Comunque non mi preoccupo e riavvio. Niente. Allora spengo per dieci minuti (il tempo a volte fa miracoli) e riprovo: ancora niente. Fa niente, ricomincerò tutto daccapo – dico. Allora lo rifaccio partire da cd, ma si rifiuta di avviarsi con una bella schermata nera. Come mai? Non dovrebbe. Già, non dovrebbe. Forse devo cancellare la partizione con l’installazione di windows a metà, forse gli fa confusione, anche se non dovrebbe, eppoi come può essere confuso un computer? Mah. Ma come faccio a cancellare le partizioni? Il mio portatile non ha floppy, e il cd non vuole partire. Mi viene in soccorso un disco di slackware (che si avvia senza il minimo problema), da cui posso lanciare cfdisk e cancellare tutto. Adesso il computer parte da cd, ma come prima non parte l’installazione e al suo posto viene questa bella schermata nera. Dopo aver tentato una ventina di volte le cose descritte sopra, desisto e decido che riproverò dopo pranzo.

Dopo pranzo riprovo tutta la trafila e magicamente parte anche l’installazione (non so per quale variabile trascendente). Ma non ho il tempo di gioire che l’installazione si blocca, o meglio, i messaggi in rotazione che ti illustrano le strabilitanti potenzialità del tuo sistema operativo continuavano ad andare, ma la barra di avanzamento non progrediva. Ok, sarà qualcosa di passeggero – penso. Dopo un quarto d’ora mi disulludo. Bisogna ricominciare tutto daccapo.

Dopo che ho provato tutto un’altra decina di volte, mi decido ad andare a prendere (in cantina pergiunta) il “cd di ripristino” del produttore, che non è un cd ma sono – attenzione – ben tre cd. Magicamente questi  filano lisci, e mi ridanno un bella installazione infarcita dai programmi di marca.

Ora cosa devo pensare io, che la acer non vuole che io abbia un bel format pulito, ma solo coi suoi bei programmini? Non so cosa altro dovrei pensare, dato che con quel cd di windows ci avevo fatto minimo una decina di format su computer non di marca. Vi porterò anche un secondo caso domani (oh tutte ieri mi sono capitate!).
Un pensiero va al mio amico Zabriskie, che oggi si è ritirato dal tour. Un vero peccato. Beh dai, auguri David, ti voglio campione del mondo a cronomento quest’autunno.

Gute Nacht.

LA PIU’ GRANDE ARMA DI AL QUAEDA
E’ PROPRIO UNA PARTE DI OCCIDENTE.

“La rivendicazione dei terroristi ha descritto la strage come una risposta alle guerre in Iraq e in Afghanistan. Attenzione: non solo in Iraq, ma anche in Afghanistan. La stessa cosa dissero dopo Madrid. L’idea che l’Iraq e l’Afghanistan siano un’unica guerra è molto chiara a Bush, Blair e ai loro alleati. E’ chiara alle persone comuni come me ed è chiara alle cellule di al Qaeda in Europa. Non è chiara soltanto a una parte dell’occidente. Immagino che, come successe dopo Madrid, una buona parte della gente dirà: ‘Avete visto? La guerra in Iraq è stata un errore’. E non diranno niente sull’Afghanistan.”

Paul Berman

C’è una certa sinistra (la sinistra di Moore) che dopo questi attentati dirà esattamente quello che ha detto Berman. Andrà a cercare le cause di questi attacchi negli errori dei governanti, sostenendo la tesi che la guerra in Iraq abbia aumentato il numero di terroristi. Ed è questo che Bin Laden vuole, che l’opinione pubblica europea reagisca agli attacchi cedendo impaurita, come è successo in Spagna, che se la prenda con gli Stati Uniti piuttosto che con i diretti responsabili. Ma questo non succederà in Gran Bretagna, sono abituati all’Ira, e la nazione si stringerà attorno a Blair.

Un’altra riflessione: ma allora qual’è la connessione tra ex regime, Al Quaeda, e nostalgici di Saddam (o presunti tali, Zarqawi)? Il fronte del terrore, che ci appare oggi più che mai forte, è così unito? Mi rimando a un articolo di Magdi Allam, la persona che stimo di più lì al Corriere.

7 LUGLIO 2005. LONDRA. UNREAL CITY.

 

La stampa italiana si lancia già in bilanci di decine di morti, dovrebbero essere circa 45; anche se i feriti gravi sono circa 150, secondo Brian Paddick, commissario della Metropolitan Police. Scotland Yard ha parlato di sette esposioni, in quattro siti: tra le stazioni di Russel Square e Kings Cross, nell’area tra  Algate e Liverpool St, a Edgware Road e il bus divelto in due a Tavistock Square. Probabilmente l’esplosione sul bus è stata un errore, il kamikaze avrebbe voluto farsi saltare in aria a Euston Station, ma è stato allontanato dalla polizia che aveva bloccato la zone per le espolsioni precedenti, è così ha preso il bus di linea 30.

Potete seguire come vive la situazione irreale Simona Siri.

E’ difficile in questo momento esprimere una qualche considerazione su quello che è avvenuto; attacare la tube è attaccare il cuore della città, paralizzarla completamente. Forse migliaia di persone stasera non potranno tornare a casa a dormire. Ma non saprei dire se questo attacco è stato volto a uccidere o a paralizzare. Di sicuro non è un caso che sia in concomitanza con l’apertura del vertice del G8, dopo che gli abbiamo insegnato che il terrorismo può anche avere effetti politici. Anche se non vedo che effetti possa avere sul G8.

La lotta al terrorismo va avanti. Coro unanime (e prevedibile) che si leva da Gleneagles. Mentre il greggio supera i 62 dollari al barile.

Una buona notizia: il parlamento europeo ha respinto la direttiva sui brevetti software con una maggioranza sconcertante (almeno per me: 416 contrari, 14 a favore e 18 astenuti). Non riesco a capire come una direttiva così sbagliata, impopolare (e ce ne vuole in politica per fare qualcosa di sbagliato e impopolare), sia potuta arrivare fino al voto finale, per due motivi: punto primo, alla commissione europea, Microsoft non è mai stata simpatica (vedi il casino di un anno e mezzo per Windows Media Player), e questa direttiva in pratica favoriva le grandi aziende software (cioè Microsoft); punto secondo, le grandi linee guida (e direttive) europee sulla concorrenza assurda (per cui un imbianchino estone può entrare in competizione con quello in piazza da me), si trovano in contrasto con questa, che avrebbe potuto soffocare le piccole software house. Si perchè prevedeva (per quanto ne so) che non solo i software si potessero tutelare con i diritti d’autore, ma anche le singole righe di codice o gli script; questo vuol dire che qualcuno avrebbe potuto brevettare la barra di scorrimento che vedete sulla destra nel vostro browser, immaginatevi che disastro! Più seriamente, molti piccoli programmatori buttando giù una loro idea potrebbero incorrere nei brevetti x,y e z senza neanche accorgersene. Vabbè, per fortuna non è passata (con grande incazzatura della commissione).

Mi dispiace invece, mi dispiace moltissimo per il mio amico David Zabriskie, per quella maledetta caduta a 2 km dalla fine quando la csc stava registrando gli intermedi migliori, meglio dei postini. Ci sono rimasto proprio male a vedere raggiungere il traguardo solo, sanguinante e con le lacrime agli occhi. So per esperienza come ci si sente in quei momenti. E mi dispiace anche per Basso, perchè questa cronosquadre poteva addirittura avvantaggiarlo nei confronti di Armstrong; ma, sono sicuro, Ivan staccherà Armstrong sulle montagne, lo voglio vedere attaccare quest’anno, e credo in lui. Ah, un applauso anche a Lance che oggi è partito senza maglia gialla (anche se dopo la giuria l’ha costretto a indossarla), per rispetto alla caduta di Zabriskie. Domani? Tappa di pianura e classica fuga. Buonanotte.

“Che l’Italia avrebbe dato spettacolo all’italiana, era stato chiaro da quando, in un Circo Massimo pressoché deserto all’ora di pranzo, il Tg3, per meglio lanciare l’evento, aveva ben pensato d’intervistare Ron. Richiamate da cotanta visione, le folle infine accorrevano (unendosi a quelle due disgraziate di Milano che erano valse la prima pagina della cronaca romana del Corriere il titolo “Accampati 26 ore prima – Live8 diventa già follia”, che se non leggevi l’articolo, scoprendo che erano solo due, e passavi dal Circo Massimo e vedevi il deserto, ti chiedevi se al Corriere assumessero allucinogeni).”

Ahahah.. forte. E’ dal Foglio di oggi, hanno fatto un maxi-inserto sul live 8. Goodnight.

L’OCCIDENTE CHE NON DISTINGUE
UN DITTATORE AFRICANO DA UN CITTADINO AFRICANO.

“Questa gente (leader
ed élite africani) non fa altro che parlare,
parlare, parlare. Quando poi riesce a ottenere
soldi dai wazungu (uomini bianchi) se
li intasca. E noi? Non abbiamo da mangiare.
Non abbiamo scuole. Non abbiamo futuro.
Ci permettono giusto di morire.”
Merci Muigai, ragazza keniota disoccupata

E’ proprio questo che ci limita e ci impedisce di operare con intelligenza in Africa: un senso in colpa eccessivo e fuorviante. Una sensibilità eccessiva per il problema razziale e un senso di colpa per la storia colonialistica ci limitano e ci impediscono di condannare i leader corrotti africani, per paura di essere tacciati di razzismo. Non riusciamo a comprendere che i neri si distinguono, come noi, tra innocenti e colpevoli, e non tutti colpevoli nè tutti innocenti.
Per cui, come in cerca di un’indulgenza del 2000, sfoghiamo i nostri sensi di colpa versando continuamente denaro ai paesi africani, e non importa se alla fine sarà tutto nelle tasche di qualche dittatore e i cittadini continueranno a morire di fame, noi abbiamo la coscienza a posto, nella nostra spicciole teorie economiche.
L’Africa non ha bisognio di aiuti, ha bisogno di istituzioni che conferiscano diritti ai cittadini, la "rivoluzione arancione" avrebbe potuto aver successo in un paese africano? C’è bisogno anche di libertà di informazione e di una magistratura indipendente.

Sei sono le istituzioni cruciali che l’economista George B.N. Ayittey propone (e che vi propongo nelle sue parole):

  • Una banca centrale indipendente: per garantire stabilità monetaria ed economica e per fermare la fuga di capitali dall’Africa. La Banca mondiale, per esempio, farebbe bene ad astenersi dal trattare con paesi africani dove non esiste una banca centrale indipendente. E’ proprio grazie al controllo sulle banche centrali, infatti, che i dittatori corrotti hanno potuto arricchirsi e trasferire i loro patrimoni all’estero.
  • Una magistratura indipendente: essenziale ai fini dello stato di diritto. Potrebbe anche essere presa in considerazione l’ipotesi di una rotazione di giudici su base regionale. Va però segnalato che nel dicembre 2001, Mokhtar Yahyaoui, presidente del Centre de Tunis pour l’Indépendence de la Justice, è stato rimosso dall’incarico di giudice per avere invocato il rispetto del principio costituzionale dell’indipendenza della magistratura.
  • Media liberi e indipendenti: per garantire la libera circolazione delle informazioni. Il primo passo per risolvere un problema sociale consiste nel denunciarlo, e questo spetta a chi lavora nel campo dell’informazione. I media controllati o posseduti dallo Stato non denunciano corruzione, repressioni, violazioni dei diritti umani o altri crimini contro l’umanità: se si tiene la gente all’oscuro, è più facile depredarla e reprimerla. I media non devono essere solo sottratti al controllo del governo, ma dovrebbero essere la prima attività strategica dismessa dallo Stato come condizione per ottenere aiuti dall’estero.
  • Una commissione elettorale indipendente: per evitare situazioni in cui sono i despoti africani a scrivere le regole elettorali, a nominare una cricca di delatori servili come commissari alle elezioni, a sbattere in galera i leader dell’opposizione e a indire elezioni fasulle per conservare il potere.
  • Un’amministrazione statale professionale ed efficiente: con il compito di garantire i servizi sociali essenziali sulla base dei bisogni della popolazione e non dell’etnia o dell’affiliazione politica.
  • La creazione di forze armate e di sicurezza neutrali e professionali. Diamo agli africani queste sei istituzioni e saranno loro a risolvere più dell’80 per cento dei problemi del continente, stimolando il cambiamento dall’interno. Va da sé che le istituzioni suddette non possono essere create dai leader al potere, dato l’evidente conflitto d’interesse. E’ un compito, questo, che spetta alla società civile.

Se l’ONU smettesse di varare "programmi per l’Africa" demagogici e inefficaci, e prendesse in considerazione il problema dei diritti del cittadino africano, forse i risultati come le pacifiche e corrette elezioni in Ghana del 2000 sarebbero raggiungibili.

IL LIVE 8 E I SUOI SLOGAN.
DEMAGOGICI E DISATROSI.

Ho trovato un formidabile post che spiega molto bene il problema degli aiuti che non aiutano. Davvero bello e sintetico.
Le reazioni sui quotidiani di oggi: c’è il Manifesto che coglie l’intervento di Gates sul palco di Londra per un pessimo attacco anticapitalistico, per poi alla fine condividere gli "obbiettivi" del live 8, dicendo solo che quella del concerto è una via borghese e inefficace, mentre bisogna andare tutti a Edimburgo a manifestare; il Riformista fa un discorso interessante, al di là della stupidaggine che è sorprendente che queste star appoggino idee dei no-global, cioè il capolavoro di Blair che con questa mossa e con il suo piano di aiuti all’Africa ha dato un immenso colpo alla botte, tralaltro schierandosi contro monsieur Chirac, protezionista e oppositore alla guerra in Iraq a suo tempo. Una mossa formidabile per guadagnare un po’ di popolarità di cui è tanto bisognoso.

Bene, vi lascio alla lettura del post sopra che merita proprio e non avrei nulla da aggiungervi, e comunque sono troppo stanco ora. Goodnight.

LIVE 8 – FERMIAMO LA POVERTA’.
MA NON IN QUESTA VERSIONE DI CARTAPESTA.

Bene, oggi c’è stato – forse da qualche parte qualcuno sta ancora suonando – il live 8, organizzato da Bob Geldof, un simpatico cinquant’enne che appena sei mesi fa disse "l’africa mi annoia", e poche settimane fa ha lanciato l’idea di questo concerto e l’ha messo in piedi in fretta e furia. Chissà forse è stato stimolato in questa sua formidabile trovata dal libro che scriverà (chi geldof? scrivere un libro!) sulla fame nel mondo; libro che, a parte i milioncini che intascherà dal contratto, sarà tutto ispirato dal suo ideale di solidarietà. E poi è stata proprio di bob la trovata geniale non di raccogliere fondi, come al live aid dell’85, bensì di usare la musica per fare pressione sui governi, sperando che il presidente bush accenda la tv durante la riunione del g8 e dica "perdindirindina! dobbiamo cancellare il debito dei paesi africani, è bob che ce lo chiede!". Obbiettivo ingenuo. E tu bob lo sai bene, oh si che lo sai, questo obbiettivo è proprio ingenuo. E tu, lettore ipocrita, che lo stai a seguire facendo finta di non capire, anche tu lo sai che questo obbiettivo è proprio ingenuo. E noi lasciamo che questi qui prendano un pretesto così delicato per mera popolarità, per spolverare i loro volti rugosi, per ipocrisia e autopromozione. I Duran Duran c’erano anche al live aid di 20 anni fa, ci vuole una bella faccia di bronzo e una buona mancanza di scrupoli per stuprare una seconda volta problemi così grandi. Già 20 anni fa la popolarità dei Duran Duran era consumata, e colsero quella grade pagliacciata per rispolverare le loro faccie..sono passati vent’anni, durante i quali cobain ha fatto tempo a esplodere e a suicidarsi, e loro oggi si sono ripresentati allo stesso modo, pretendendo e aspirando a uno stesso lustro.

Provo disgusto a sapere che tutto questo è stato mosso da un giramento di palle di quell’alcolizzato di geldof. E adesso milioni di persone crederanno, o forse fingeranno di credere, che annullando il debito si risolverebbero i problemi dell’Africa, e che è tutta colpa degli otto stronzi che per puro sadismo lasciano questo peso ai paesi in via di sviluppo. Forse questi paesi hanno solo bisogno di essere lasciati in pace, durante un processo per il quale tutti paesi del mondo sviluppato sono passati, senza pressioni internazionali, senza live aid, senza aiuti che vanno in mano ai dittatori, senza annullamenti dei debiti che fanno perdere rating. Basta con questa pioggia di aiuti che prosciuga l’Africa, che la indebolisce alla base, che ne assassina l’agricoltura.
Basta con questa oppressione dei 40-50 enni che buciano di inattesa santità e si ritingono di nuovo la faccia ogni cinque anni. Ritiratevi, rockstar dal narcisismo di cachemire. Dovremmo unirci tutti e urlare, come urlò vent’anni fa cobain.
 
Intanto però mi consolo, sperando che almeno qualcuno dia un po’ di buona musica. A Parigi c’era un concerto carino, ma purtroppo non lo danno da nessuna parte. Pazienza. Mi metterò su io qualcosa di buono. A domani per le considerazioni un po’ più economiche.